L'organista ROBERTO MARINI ha completato, per l'etichetta francese FUGATTO, la prima vera e propria integrale discografica delle opere di MAX REGER.
In due interviste - ripetutamente programmate su IMD RADIO e qui disponibili per l'ascolto indipendente in download - MARINI ripercorre l'intera operazione ed approfondisce tutti gli elementi musicali e tecnici che impreziosiscono questa raccolta di ben 17 cds raggruppati in 9 volumi. L'occasione unica per riscoprire non solo un affascinante capitolo della Storia della Musica strumentale ma anche un Autore ancora ingiustamente poco conosciuto ed apprezzato specialmente dal pubblico degli audiofili italiani.
Arriva finalmente sul mercato discografico internazionale l'album per Tactus in due cds contenente i Salmi dell'opera nona di GIOVANNI BATTISTA BASSANI interpretati dal NOVA ARS CANTANDI ENSEMBLE fondato e diretto da GIOVANNI ACCIAI.
Gli Armonici entusiasmi di Davide è però più di un pur importante traguardo discografico. Esso costituisce il culmine di un percorso di studio e ricerca di Acciai sulla figura e l'opera di Bassani che è da considerare tra le migliori operazioni filologico-musicali dell'ultimo decennio data l'importanza storica e musicologica di questo compositore.
GIOVANNI ACCIAI racconta questa operazione discografica e ci spiega chi è stato e quanto sia stato importante Giovanni Battista Bassani in un'ampia intervista in onda su IMD RADIO negli spazi di attualità Weekly Top News (mercoledì dalle 17.35) e Weekly Music (giovedì e venerdì dalle 12) e della quale pitete ascoltare un'ampio stralcio in download anche in questa sezione del Sito
In un anno veramente molto difficile per la cultura in generale nonché per la musica ed il mercato del disco, l'industria discografica e la distribuzione hanno reagito in molti e variegati modi ad una situazione che da più parti si indica come disperata (e non a torto). Premesso che il mercato della musica classica é un mercato forse erroneamente definito "di nicchia", perché se di nicchia si tratta é certamente una nicchia di dimensioni più che rispettabili e certamente caratterizzata da grande vitalità nonché da una valenza culturale sicuramente innegabile, sia le multinazionali che le etichette indipendenti hanno fatto ricorso a tutte le possibili "ricette" per immettere sul mercato nuove produzioni e ristampe che fossero appetibili per un pubblico sempre più a corto di risorse economiche per acquisti di questo tipo e sempre più invogliato a cercare su Internet (magari in download gratuito) le "chicche" tanto a care agli audiofili e musicofili che sono, ricordiamolo sempre, primadi tutto degli appassionati collezionisti.
Per amore dell'argomento cercheremo di ripercorrere periodicamente alcuni di questi percorsi discografici, ma uno tra tutti ci ha colpito in questo 2013 e a diversi mesi dall'uscita ci
appare pienamente degno di semgnalazione ancora: il cofanetto Universal/Deutsche Grammophon in 22 CDs dedicatoalle 4 integrali sinfoniche di Beethoven, Brahms, Schubert e Mozart dirette da Karl
Bohm.
Karl Bohm e' stato uno dei massimi direttori d'orchestra del nostro tempo. La sua scomparsa nell'agosto del 1981 ha lasciato un vuoto assolutamente incolmabile nella storia
dell'interpretazione di un vasto repertorio sinfonico e lirico, storia che, per quanto lo riguarda, è' praticamente un lunghissimo percorso di fedeltà testuale, coerenza stilistica ma,
soprattutto, come lo stesso Bohm rimarcava, una questione di "umiltà e passione", una storia che ad oggi la "sua" etichetta discografica di riferimento, Deutsche Grammophone (con la quale Bohm
collaborò quasi in esclusiva dal 1953 al 1980) testimonia con l'uscita in ristampa, a pochi giorni dal 32esimo anniversario dalla scomparsa, di una pubblicazione monografica di ampio respiro che
raccoglie tutte le integrali sinfoniche che il grande direttore d'orchestra austriaco realizzò nell'arco della sua carriera.
Le 4 integrali sinfoniche raccolte in questo cofanetto sono ben note al pubblico ed alla critica, in particolare quelle di Mozart e Schubert sono state mantenute in catalogo dalla DG
ininterrottamente dalla loro pubblicazione sino ad oggi e si tratta di un bel primato, considerando che l'integrale mozartiana fu realizzata tra il 1959 ed il 1968 e quella schubertiana tra il
1963 ed il 1971.
Diverso il caso, viceversa, delle integrali di Beethoven e Brahms: la prima fu realizzata tra il 1971 ed il 1972 e pubblicata nel 1973, la seconda pochi anni dopo, a cavallo della metà anni
'70 e pubblicata nel '78. Ambedue mancavano, per la verità, dal mercato italiano da qualche anno (almeno dal 2008) ed il loro ritorno e' particolarmente gradito per molti motivi.
Il primo e' che senza dubbio Karl Bohm merita a tutt'oggi di essere apprezzato nella totalità della sua produzione di interprete sia in campo sinfonico che lirico (e a questo proposito e'
auspicabile che DG ripubblichi quanto prima sia le sue strepitose incisioni haydniane che le registrazioni delle opere di Mozart e soprattutto il Don Giovanni "live" a Salisburgo con Milnes) il
secondo, conseguenza del primo e merito dell'editore, e' che la rimasterizzazione (specialmente in Berthoven e Brahms) ha restituito a queste incisioni lo splendore di interpretazioni maestose,
trascinanti ma allo stesso tempo talmente fedeli alla (migliore) tradizione interpretativa austrotedesca e, soprattutto allo spirito di questi capolavori da lasciare veramente l'ascoltatore con
il dubbio che un tale interprete non sia ancora veramente stato compreso nella sua grandezza.
Per qualche motivo a me incomprensibile, gran parte della critica discografica italiana ha spesso bistrattato queste incisioni (particolarmente Beethoven) non considerandole per
quello che in realtà sono, ovvero uno dei vertici assoluti della discografia del genio di Bonn ed uno dei momenti più alti della lunghissima e proficua collaborazione tra Bohm e i Wiener
Philharmoniker (che li diresse per quasi 500 concerti in oltre 40 anni, oltre le tournées rimanendo ad oggi uno dei direttori con cui la magnifica orchestra viennese ha mantenuto il più stretto
sodalizio artistico dal 1842 ad oggi).
Nelle interpretazioni di Bohm si respira un'aria di grande "naturalezza", ovvero, il suo era un approccio di estrema solidità tecnica tanto nella scelta dei tempi che nella cura quasi
maniacale di ogni dettaglio e del fraseggio. La straordinaria economia gestuale della direzione di Bohm era, come chiunque abbia visto un video delle sue prove può capire, funzione dell'estrema
cura con cui sviluppava il percorso di concertazione che dal singolo particolare apparentemente insignificante riusciva sempre a comporre il puzzle immenso di questo o quel
capolavoro.
Così, in una sua interpretazione non c'è mai neppure un particolare lasciato al caso; "Bohm 'puliva' tutto", mi disse un grande percussionista (ma era anche egli stesso un ottimo
compositore e direttore) che spesso aveva lavorato con lui, il bavarese Helmut Laberer, e questo era il senso di avere sempre il massimo e doveroso rispetto per la partitura.
"Umiltà' e passione", come Bohm ripeteva, da parte di chi doveva "conoscere davvero la partitura, non solamente pensare di conoscerla", questo il pensiero che spiega ulteriori
affermazioni attribuitegli come, per esempio: "la musica quando viene ben eseguita possiede già il suo giusto colore" oppure il fatto che in fase di studio di una partitura fosse necessario
individuare con chiarezza ed avere ben definito dentro di se' prima di ogni cosa il tempo a cui eseguire quel dato brano.
Sicuramente la meticolosità dello studio e quindi della successiva concertazione svolgono un ruolo importante nei parametri secondo cui le interpretazioni di Bohm appaiono ad un riascolto
odierno così solide e decisamente non datate. In effetti e ad onta di quanto afferma molta critica musicale, Karl Bohm non è mai stato da considerare prigioniero di una severa quanto inamidata
tradizione interpretativa. Egli era una mente analitica, un formidabile "tecnico" dell'orchestra ed un lavoratore attento ed instancabile anche in tarda età ma, soprattutto, era un'anima
raffinata che filtrava tutto il tecnicismo della propria attività di studio e concertazione attraverso una sensibilità fortissima ed equilibrata allo stesso tempo. Lo spiego' assai
esaurientemente Maurizio Pollini che ricordava (dopo le loro celebri incisioni beethoveniane degli ultimi tre Concerti e del n. 1 di Brahms) come fosse stupefacente, ad esempio, notare con quale
economia di gesti Bohm ottenesse risultati elevatissimi dall'orchestra e lo testimoniano anche tante sue incisioni delle opere e dei Poemi Sinfonici di Richard Strauss che a tutt'oggi non hanno
eguali (da Ein Heldenleben ad Elektra).
Ma in realtà tutto quanto ho descritto delle peculiarità dell'interprete Bohm-sinfonico che questo impagabile cofanetto ci restituisce ha le sue radici nel quasi decennale e per certi versi
pionieristico lavoro che Bohm aveva fatto sulle Sinfonie di Mozart.
L'incisione dell'integrale mozartiana, che fu la prima nel suo genere, a dire la verità, rappresenta a tutt'oggi qualcosa di insuperabile ed in effetti insuperato per molti versi. Checché
se ne dica e ad onta della cosiddetta "rivoluzione filologica", questa produzione rimane il parametro artistico e commerciale di riferimento nel suo genere (e certo Mozart non soffre di asfissia
discografica) per la grande lucidità' ed energia che pervade ogni interpretazione dalla n. 1 K 16 alla "Jupiter" K. 551 associate alla consueta cura meticolosa frutto anche dell'amore smisurato
verso Mozart che fu per Bohm non solo una costante ma addirittura una sorta di "parametro-guida" per affrontare anche alcune opere beethoveniane e non solo.
Infine resterebbe da dire dell'integrale delle Sinfonie di Schubert, altro esito discografico insuperato e probabilmente insuperabile, in cui si apprezza particolarmente (così come in
Mozart - Sinfonie e Serenate - e in alcune incisioni straussiane) quella che fu la perfetta intesa in queste specifiche situazioni tra Bohm e i Filarmonici di Berlino che tanto nelle prime opere
quanto nei due capolavori (particolarmente nella "Grande" che a Bohm di più cara dell'Incompiuta) ci riporta ad una di quelle prove "assolute" che pongono solo, a tutt'oggi, il problema di cosa
si possa fare di più e meglio in discografia.
Resta da rimarcare che, definendo queste incisioni un percorso di vita e di lavoro di Karl Bohm circa ventennale (dal 1959 di alcune incisioni mozartiane al 1977 delle ultime registrazioni
brahmsiane), esse rappresentano la "fotografia" dell'estrema maturità artistica di un direttore che negli anni precedenti aveva già realizzato prove discografiche a dir poco stratosferiche
soprattutto a Berlino ma anche a Dresda e pertanto vanno comprese ed apprezzate come il suo testamento artistico più completo ed esaustivo in campo sinfonico.
Elegante la confezione del cofanetto e sintetiche, sia pure assai ben redatte, le note al fascicolo di accompagnamento, qualche foto all'interno peraltro, non avrebbe guastato.
Universal ha poi, nei mesi successivi - con il marchio DECCA - pubblicato diversi altri cofanetti meravigliosi sulla stessa linea tra cui, nell'ordine: l'intergale delle Sinfonie di Gustav Mahler diretta da Seiji Ozawa a Boston, "The Art of Wolfgang Sawallisch", dedicato alle integrali sinfoniche di Brahms, Mendelssohn e Schubert (con qualche illustre "aggiunta": il Deutsches Requiem e varie opere corali di Brahms nonché tre Sinfonie di Haydn) realizzate dal recentemente scomparso direttore tedesco originariamente per Philips Classics a Vienna, Dresda e Londra tra la fine degli anni '50 e la fine degli anni '70 ed una analoga antologia dedicata a Bernard Haitink nei suoi anni più intensi alla direzione stabile del Concertgebouw di Amsterdam con le integrali di Brahms (arricchita dalle Serenate), Bruckner e Mahler anch'esse incise dal direttore olandese (anni '60 e '70) originariamente per Philips. Di questi cofanetti e dell'importanza delle operazioni di ripubblicazione di questi tesori della storia dell'interpetazione (tema a noi da sempre molto caro) torneremo presto a scrivere.